venerdì 14 maggio 2010

Oggi mi è venuta voglia di scrivere

Sul sito www.yabooks.eu sta per partire un "gioco" nel quale è possibile narrare una storia, mi ha stimolato ed ecco la mia.

Quattro personaggi prendono vita.

Francesco si era alzato come tutte le mattine per recarsi al lavoro, al Centro Commerciale che cinque anni prima aveva fatto discutere tutto il quartiere nel quale viveva fino da bambino, Gavinana. La struttura era nata sulle ceneri di una vecchia fabbrica ed in mezzo a mille polemiche il colosso aveva iniziato a prendere forma per poi finalmente definirsi. Come spesso accade quando qualcosa di nuovo si innesta in una realtà consolidata, c’erano state lotte tra i vari comitati a favore e contro, per Francesco era stata alla fine una opportunità di lavoro, era stato assunto come “operatore di cassa”.
Era stato un giorno memorabile, perché la cosa che era certo di non dimenticarsi mai, era l’espressione di felicità di Claudia, sarebbe stato l’inizio della loro vita insieme.
Erano le sette e trenta del mattino ed era il 25 Aprile, un giorno di festa per molti, ma non per lui, guardò i riccioli neri di Claudia sparsi sul cuscino, li accarezzò senza avere una risposta, poi fischiettando scese le scale di casa. Il suo Tmax si mise in moto immediatamente e dopo neanche cinque minuti si trovò nel parcheggio del centro commerciale.
- “Ciao Piero prendiamo il solito caffè prima di spaccarci la schiena per procurarci il pane?” – disse Francesco sorridendo.
- “Certo come sempre”
A Francesco ogni tanto sembrava che la sua vita fosse già programmate, aveva 37 anni ed ancora tanta voglia di fare, ma quando si metteva a pensare scopriva che a lui quella routine piaceva un sacco.
- “Anche oggi piove, ma quando arriva quest’anno la primavera” – disse svogliatamente Piero sorseggiando il caffè.
- “Non lamentarti, avresti preferito che fosse una splendida giornata con tutti fuori e noi alienati dai bip della cassa?”
Piero sorrise, scosse la testa, poi insieme si avviarono verso il proprio “recinto”
Erano le dieci e Francesco stava passando un sacchetto di ciliegie, vere primizie, sul lettore che rilasciò il millesimo monotono bip, come attratto da una forza invisibile alzò la testa e vide che al limite della cassa c’era Claudia, nervosa, scura, che si stava mangiando le unghie.
- “Che succede?” – domandò allarmato Francesco
Claudia alzò per un istante gli occhi per poi riabbassarli immediatamente.
- “E’ finita.”
- “Cosa è finita? Se manca qualcosa prendiamola” – rispose Francesco con finta innocenza
Claudia riuscì a sorridere – “No! Tra noi è finita.”
In quello stesso istante le ciliegie diventarono come per magia uno sciroppo e dopo averle appoggiate sul pianale la stessa mano andò meccanicamente a raccogliere la successiva busta di mele cotogne. Bip.
- “Ma cosa significa amore, che è successo? Possiamo parlarne dopo a casa?”
- “No, ho già preso tutte le mie cose, vado via, non torno a casa, non ti amo più.”
Detto questo Claudia si voltò e raggiunse l’uscita.
Francesco, si sentì come colpito da un gancio di Tyson ma continuò inebetito a guardale mentre se ne andava, con il sottofondo del ritmico bip della cassa all’unisono con il movimento della sua mano che continuava in automatico.
- “Mi scusi!” – disse con un filo di voce la signora della spesa, una signora sui settant’anni con il tipico aspetto di nonna.
Francesco si voltò verso di lei senza emettere un suono – “Mi scusi, le ciliegie! Ci avrei ripensato” – disse la Signora con un timido sorriso.
Francesco guardò lo sciroppo – “Ah! Si, mi scusi le storno subito”.
- “Grazie, e non si preoccupi, tornerà! E se non torna ne troverà una migliore, lei è un bravo ragazzo, lo vedo, e in più è anche bello”
- “Gggrazie!” – rispose Francesco, o perlomeno provò a rispondere così, forse.
I giorni successivi furono un inferno, Francesco vagava per casa aspettando che all’improvviso Caludia si materializzasse, ma la sua routine era cambiata, la sua vita era cambiata.
Provò a cercarla, telefonarle, ma lei continuò a negarsi, senza un perché, senza una spiegazione.
La monotonia del suo lavoro non lo aiutava certo a svagarsi, nonostante i suoi colleghi che fecero a gara ad invitarlo ovunque. La signora delle ciliegie, iniziò a fare la spesa ed a scegliere sempre più spesso la sua cassa, anzi sempre. Il sorriso materno di quella donna gli donava un attimo di felicità, lo faceva sentire bene, gli dava la sensazione di essere “pensato”. Che strani scherzi ci gioca la mente.
Era il 25 Aprile, era passato un anno, e la vita di Francesco aveva iniziato a scorrere nuovamente, aveva avuto un paio di storie ma ancora quella sensazione di vuoto non l’aveva abbandonato.
- “Buongiorno Nada, quest’anno credo che le ciliegie riuscirà a mangiarle” – disse Francesco con un sorriso alla signora della spesa.
- “Si credo di si, anzi stasera perché non mi fai compagnia, è tanto che volevo chiedertelo, voglio fare il millefoglie ma non volevo mangiarlo da sola.”
Francesco la guardò continuando a sorridere, era l’invito più strano che avesse mai ricevuto, ma a quella donna che vedeva ormai tutti i giorni aveva iniziato a volere bene, era diventata come un suo punto di riferimento.
- “Va bene. A che ora?”
- “Alle otto”
Francesco si presentò alle otto, giacca e cravatta con una bottiglia di spumante, non champagne, stava andando a trovare una nonna. Nadia gli aprì la porta, indossava il grembiule da cucina senza alcun timore di nasconderlo.
- “Francesco! Vieni! Puntualissimo e bellissimo, vieni che a sorpresa è arrivata un’altra persona, spero non ti dispiaccia.”
Prima che Francesco riuscisse a rispondere la voce di un bambino si materializzò da dietro la porta a vetri del salotto.
- “Nonnaaaa! Vieni che ho fame!” -
Francesco fece un sorriso, poi seguì i passi di Nada fino alla stanza da dove proveniva la voce. Una tavola rotonda con una tovaglia di lino azzurro sulla quale campeggiava una apparecchiatura per quattro persone, era collocata al centro del locale, una credenza di inizio secolo piena di porcellane era appoggiata alla parete sulla sinistra mentre una libreria piena zeppa di volumi riempiva la parete di destra, due poltrone di pelle si trovavano tra il tavolo e la libreria e davanti a Francesco, proprio di fronte alla porta, una enorme finestra con tende rifinite di merletti, lasciava passare il rosso riverbero del tramonto. Ma non furono queste cose ad attirare l’attenzione di Francesco. In piedi davanti alla finestra c’era una donna che nel momento in cui entrò Francesco distolse il proprio sguardo dal paesaggio di Firenze per voltarsi e mostrare uno smagliante sorriso.
- “Questa è Federica, mia figlia, e quello è Antonio, il mio nipotino affamato di dieci anni.”
Francesco e Federica si strinsero la mano – “ciao” - si dissero, poi nonostante il primo imbarazzo che continuò ancora per diversi minuti, i quattro si misero a tavola. Con il passare del tempo l’atmosfera si sciolse e la cena fu magnifica, Nada era proprio una gran cuoca.
Federica era stata lasciata dal proprio compagno a ventitre anni subito dopo la nascita di Antonio ed aveva allevato suo figlio da sola, anche se Nadia l’aveva aiutata nei momenti più difficili. Federica era bellissima, aveva trentatre anni, il fisico di una ventenne, capelli neri corvino che facevano da splendida cornice agli occhi dello stesso colore ma che sprizzavano una gran gioia di vivere. Francesco fu subito attratto da questa donna, diversa da quelle che aveva conosciuto nell’anno trascorso, perché nonostante quello che aveva affrontato credeva ancora nella vita, non si era fatta schiacciare dalla delusione e dalla diffidenza, non aveva rinunciato a vivere per la paura di soffrire, non si era arresa.
Iniziarono ad uscire, frequentarsi, conoscersi e dopo sette mesi iniziarono a convivere. Tutti e tre.
Il nodo in mezzo al petto che non voleva sciogliersi, lentamente si fece sempre meno oppressivo.
Era il venticinque aprile, sembrava che l’estate quell’anno fosse arrivata in anticipo, Francesco non era di turno alla cassa ed avevano deciso di passare la domenica nel parco di Cavriglia.
Insieme a Federica e Antonio scese le scale, prima dovevano passare dal Centro Commerciale per comprare il necessario per il picnic. Alla cassa c’era Piero.
- “Ciao Piero! Sapessi come mi dispiace non farti compagnia oggi!” - disse ironicamente Francesco.
Piero disegnò un “fan culo” sulle labbra poi una voce si materializzò.
- “Ciao Francesco.”
Claudia era in fila dietro di lui, aveva il volto stanco, come se avesse finito di combattere una battaglia e avesse perso, Francesco la guardò e per un attimo sentì il proprio stomaco aggrovigliarsi, ma fu solo un attimo.
- “Ciao Claudia è un po’ che non ci vediamo, come stai e cosa ti porta da queste parti.?”
Claudia passò il proprio sguardo su Federica e sul suo ventre che indicava una maternità, poi abbassando gli occhi disse con un filo di voce.
- “Niente, niente di speciale, passavo di qua.”Francesco le sorrise, gli dispiaceva vederla in quello stato, nonostante tutto le voleva ancora bene avrebbe veramente voluto la sua felicità, ma la vita per lui aveva riservato un futuro diverso, migliore. Sorrise, la salutò, e pagò il conto. La sua mano estrasse dal sacchetto le ciliegie appena comprate poi insieme alla propria compagna, ad Antonio ed al figlio in arrivo, si avviò verso l’uscita.