mercoledì 27 gennaio 2010

Tanto per iniziare.

Perché un geometra improvvisamente decide di mettersi davanti ad un PC ed inizia a scrivere?
Se dovessi trovare una spiegazione dettata dalla razionalità credo che starei giorni a pensare senza riuscire a trovare un motivo, e questo perché non c’è un elemento scatenante razionale. Scrivere è come respirare, mangiare, dormire, qualcosa che alcune persone devono fare semplicemente per vivere. Qualcosa che è dentro, che dormiva o semplicemente aspettava il momento giusto per farsi riconoscere e quando quel momento arriva non esiste niente che possa fermarlo, si manifesta, esce, fa rumore, un rumore talmente assordante che non possiamo esimerci dall’ascoltarlo e dargli retta.
Questo è quanto successo a me, una mattina di settembre del 2002 il mio si è svegliato e mi ha costretto a renderlo materiale.
Francesco Caccia, il protagonista dei miei romanzi prese corpo, ancora in fase embrionale, nebuloso, ma quel personaggio iniziò a vivere. Un giovane neo laureato in Archeologia che suo malgrado, lentamente e inaspettatamente, come succede nella vita, si trovò imbrigliato in situazioni che mai si sarebbe immaginato di affrontare, tra una misteriosa scoperta archeologica ed intrighi internazionali di potere.
Il desiderio di scrivere di far vivere quella esistenza parallela era impellente incessante, ma le necessità della vita reale mi costrinsero ad andare avanti nei ritagli di tempo più impensabili, la notte, in mezzore ricavate con fatica, così ci vollero due anni per terminare il primo viaggio, per dare un senso definito all’urlo che mi usciva da dentro, ma finalmente nel luglio del 2004 il romanzo era finito, “Percorsi” era stato completamente partorito, un figlio, il mio primo figlio era venuto alla luce.
Non sapevo che la lotta era appena all’inizio, non sapevo che riuscire a donare le proprie emozioni sarebbe stato ancora più difficile, per fortuna ci credevo in mio figlio e non ho mai mollato, non ho mai dubitato che prima o poi avrei trovato chi, in quel figlio, ci avrebbe creduto quanto ci credevo io.
Le grosse case editrici non rispondevano o rispondevano con le solite mail di circostanza, altre minori vedevano in me una fonte di guadagno, attenzione, non nel romanzo, in me! Esosi costi giustificati come anticipo spese mi sono stati richiesti insieme all’obbligo di comprare, certo bontà loro a prezzi scontati, centinaia di copie del mio libro. Grazie tante Signori, ma no grazie.
Francesco Caccia era lì, vivo, pronto, e nonostante che tutti mi facessero i complimenti, era costretto ancora a nascondersi.
Esiste la fortuna? Certo che esiste, per fortuna. Fortuna e determinazione, ecco cosa mi ha permesso di trovare qualcuno che ha creduto in Francesco quanto ci credevo io, di trovare un editore che ha visto nel mio romanzo potenzialità, un Editore che ha deciso di scommettere e di rischiare con me, ho trovato Davide e la sua casa editrice “La Riflessione”.
L’avventura ha quindi avuto inizio, presentazioni organizzate con fatica e tanta soddisfazione, i primi incontri con i lettori accompagnati dalla paura di non riuscire, poi la soddisfazione di esserci riuscito, di farsi conoscere di ricevere complimenti ed anche critiche, ma tutto incredibilmente meraviglioso ed eccitante. Come eccitanti erano le telefonate con Davide per i riscontri delle vendite che incredibilmente crescevano. Il sogno non era più tale.
Poi il secondo Romanzo, Rebus di Giada, la seconda avventura di Francesco Caccia che dalle misteriose rovine Maya si spostava in Asia, per dipanare un intrigo fatto di Storia e di lotte di potere, con un misterioso sacerdote e due multinazionali i lotta. Il giovane archeologo era divenuto vivo e con tanta voglia di vivere ancora.Quanta fatica però per farlo pulsare, quanta fatica per farlo conoscere, quanta fatica, ma quanta soddisfazione. Il segreto? Ci ho sempre creduto.

7 commenti:

  1. Grande Luca,
    Ozzy mi aveva detto che avevi pubblicato qualcosa, ora so di cosa si tratta e mi sembra molto interessante (l'archeologo, del resto.....)
    Approvo e appoggio la necessità di dare voce a quel qualcosa che si percepisce dentro di noi.
    Fabio

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  2. Caro Luca, sai quale è la cosa più straordinaria per un insegnante? Sapere che un giorno potrà ritrovare un suo studente con le qualità, le sorprese, gli interessi che tu hai manifestato con esemplare tenacia e capacità. Poter dire agli altri "pensate che questo ragazzo, così attento e incuriosito da ogni aspetto della conoscenza, mi suggeriva già allora che sarebbe stato un geometra "per caso" e forse neanche per sempre. Perché ben altro covava in quella bella sua testa!"

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  3. complimenti vivissimi. crederci? aiuta. crederci ben è quello che, secondo me, fa la vera differenza

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  4. @d.e.s. hai ragione, crederci è importante, ma crederci fino in fondo è fondamentale, è questo che fa la vera differenza.

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  5. mi piace molto la tua scuola di pensiero... non tutti ci credono davvero....

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  6. Caro Luca,

    anch'io (come altri) credo che i personaggi vivano nelle proprie storie di vita autonoma e chi scrive è solo il demiurgo di turno...

    Scrivere è divertentissimo perché "divertente" è scoprire come va a finire la storia.

    Quando invece non si arriva da nessuna parte (il finale non c'è o non convince: mi è capitato e mi capiterà ancora) la frustrazione è massima perché si ha l'impressione che il personaggio abbia "mollato" e sia fuggito con un altro per andare a farsi raccontare meglio! Fedifrago!! :D

    Queste ovviamente sono solo sensazioni personali basate sulle mie esperienze dirette alle prese con la sig.ra Qwerty! ;)

    Come sono finito qui col discorso non lo so, però ti volevo dire che appena rientrerò in Italia (ad aprile) ordinerò (IBS andrà bene?) il primo tuo libro, perché Francesco Caccia, a questo punto, mi ha davvero incuriosito.

    Hai ragione a dire che i "grandi editori" sono imbalsamati e pubblicano qualsiasi cosa purché porti la firma di un personaggio pubblico-famoso (non importa a che titolo, calciatore o cabarettista di turno che sia. Mi viene da pensare alle "scimmie di mare" che scrivono per conto di questi signori e se per caso le loro percentuali possano essere adeguate allo sforzo...)

    Mi piacerebbe molto (e forse qui tu non sarai d'accordo) che l'e-book prendesse finalmente piede in un formato universale e la gente potesse mettere liberamente in vendita on-line i propri lavori (previo assaggio gratuito pubblicitario sul web). E' un po' quello che sta accadendo nel campo musicale con you-tube e il download mp3, dove si assiste a volte all'affermazione di nuovi artisti prima del tutto sonosciuti.

    Mizzica che commento lungo mi è venuto! Ehi, non preoccuparti, di solito non sono così prolisso!

    Ciao, a presto!
    ^_____^

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  7. @ Milo - Mizzica che bel commento! Devo dirti che su tutto, sul fatto che scrivere è un po' come leggere, perchè davvero si è curiosi di sapere come va a finire la storia che diviene autonomamente riga dopo riga. Gli e-books? magari prendeessoro forza, ogni canale che permette alla letteratura di essere libera .... ben venga!

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